L'immagine e la conoscenza del popolo Sannita vengono associate quasi in maniera automatica alle guerre sannitiche, e, in particolare, all'episodio delle Forche Caudine, quando i soldati romani, a sorpresa sconfitti proprio dai Sanniti, furono costretti ad inchinarsi sotto al più famoso giogo.
Per lunghi secoli, il dominio dell'Italia meridionale fu ostacolato ai Romani proprio da questo popolo: nessun avversario seppe dare più problemi e pensieri a Roma, nessuno fu così vicino a contendere ai romani il predominio sul territorio italico.
Forse, il seme della sconfitta e della resa ai romani, era già presente nel popolo sannita, il quale, benché fortemente coeso, aveva un altrettanto forte senso della libertà e dell'indipendenza, così che le singole realtà locali non si unirono mai contro i nemici romani per creare uno stato unitario, neanche nei momenti di maggiore difficoltà.
Il centro di questo ethnos di uomini fieri e liberi era proprio il Molise, considerando le quattro principali tribù storicamente definite: i Carracini, i Pentri, i Caudini e gli Irpini. La più imponente per numero e importante per identità culturale era sicuramente quella dei Pentri, che occuparono un territorio che corrisponde grosso modo all'attuale provincia di Isernia. La capitale, Bovianum, l'attuale Boiano, era circondata da altre città pentre quali Aesernia (Isernia), Aquilonia (Montaquila), Bovianum Vaetus (Pietrabbondante), Fagifulae (Montagano) Saepinum (Altilia) e Venafrum (Venafro).
Anche Bovianum venne fondata da una delle famose migrazioni (ver sacrum) che consistevano in spostamenti di piccoli gruppi sanniti dalla propria area di origine. Tali spostamenti erano convalidati dalla consacrazione alle divinità dei frutti dell'anno, sia i prodotti della terra che i nuovi nati. Tali bambini, una volta raggiunta l'età adulta, venivano infatti allontanati ed inviati a creare nuovi insediamenti. Il luogo veniva indicato dal cammino di un animale, vero e proprio totem del gruppo, che stabiliva la residenza della nuova colonia con il suo riposare: così fecero ad esempio i Piceni, che seguirono il picus (Picchio), gli Irpini, che si affidarono all' Hirpus (lupo) ed i Pentri che seguirono fedeli il bos (toro).
I Sanniti, che avevano già un'organizzazione politica in cui le cariche venivano acquisite democraticamente per elezione, anche se riservate ai ceti più abbienti, gestivano il potere attraverso il meddiss, carica che ricorda molto quella romana del magistrato. L'organizzazione sociale tuttavia si contraddistingueva per l'equlibrio sistematico delle sperequazioni, che riusciva a garantire una certa equità nella distribuzione del reddito mediante, ad esempio, una libera apertura al diritto di pascolo.
Nell'organizzazione sociale delle tribù sannitiche, naturalmente, i santuari costituivano rilevanti punti di incontro e di riunione, e, delle numerose tracce ritrovate in Molise, a Pietrabbondante vi è la più imponente area sacra, con due templi ed un teatro.
Le divinità ai quali si affidavano i Sanniti erano diverse; tra queste, quella di maggior spicco era sicuramente Ercole. A questo eroe era ad esempio dedicato il santuario di Boiano, nonché diverse statuette in bronzo che lo raffigurano tutte con clava e pelle di leone, secondo canoni propri della mitologia greca.
Altri centri religiosi sono stati scoperti a Campochiaro, in località Civitella, a San Giovanni in Galdo, a Vastogirardi e Carovilli. Cinte murarie, costruite con grossi blocchi di pietra per meglio difendersi dai legionari romani, sono inoltre visibili sul monte Saraceno a Cercemaggiore, sul colle della Civita, borgo antico di Boiano, sul monte Caraceno, a Pietrabbondante, e sulle pendici del Monte Mutria, presso Sepino.

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