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Speciale Arte & Cultura - In Primo Piano
La PACE di ANTONIO CANOVA

Canova allaccia passato e presente in una Storia che si ripete sempre diversa ma ancora una volta simile.
- Nel 1811 Nikolaj Petrovich, arrivato a una posizione di assoluto prestigio nella gerarchia di comando dell’impero russo, commissionò al «genio immortale» di Canova un’allegoria di marmo bianco per arricchire
il salone principale del proprio palazzo affacciato sull’Angliyskaya Naberezhnaya di San Pietroburgo.
La statua doveva celebrare i servizi resi alla pace da tre generazioni di Rumjancev, e quindi i trattati che avevano posto fine a tre guerre cambiando la storia settecentesca della Russia. Era il giusto coronamento della ricostruzione neoclassica del palazzo Rumjancev, con monumentali colonne corinzie e un Parnaso nel timpano.
Con la minaccia della Grande Armée sulla Russia di Napoleone Bonaparte, da Roma Canova scriveva al sodale Quatremère de Quincy: «La statua della Pace si farà: venga la guerra; essa non potrà impedirla. Ma io temo che alla pace generale non si farà statua per ora. Così si potesse farla, come io l’alzerei a mie spese!».
La scultura venne finita nel maggio 1815, nel bel mezzo del disastro Waterloo, e la Pace di Canova arrivò a San Pietroburgo nel novembre 1816, accolta non solo dal conte Rumjancev, ormai ritiratosi a vita privata, ma dal popolo con un sentimento d’orgoglio nazionale.
La figura alata scolpita da Canova è carica di valori simbolici. Richiama l’iconografia di Vittoria-Nemesi, dea
del ristabilimento della giustizia, mentre la presenza del serpente si rifà a medaglie romane dove la bestia è simbolo della guerra. Le grandi ali, i panneggi che seguono il corpo e cascano verticali in pieghe minutissime, danno alla Pace una maestosità che oltrepassa i confini della poetica del bello ideale, per dare una forma plastica a un’idea fuori dal tempo. L’esegeta, sempre geniale, Quatremère de Quincy, si chiese se l’amico scultore sarebbe arrivato a un tale capolavoro di sintesi senza i rapidi rivolgimenti tra guerra e pace che caratterizzarono i tre anni di lavorazione. Dopo la morte del suo committente, la vasta biblioteca e le collezioni Rumjancev furono cedute allo Stato dando origine alla Biblioteca nazionale e al primo Museo pubblico russo.
La Pace di Canova finì per essere trascurata. Nel 1953 fu così trasportata senza clamore al Museo Nazionale Khanenko di Kiev, nel primo anno in cui Krusciov, che aveva origini ucraine, divenne Segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Nel 2003, riemerge dal buio che l’aveva eclissata per tutto il Novecento, tornando in Italia per due volte: l’ultima a Napoli, per Canova e l’Antico, al Museo Archeologico nel 2019.
Era esposta nel museo di Kiev fino a pochi giorni fa, mentre da questa parte d’Europa continuavamo a sperare, come il conte Rumjancev, nella diplomazia. Ora La Pace siglata da Canova nelle sfumature rarefatte del marmo bianco è di nuovo nascosta, protetta dalle bombe, umiliata dalla guerra, con il resto della collezione del Khanenko. Così la storia di quest’oggetto luminosissimo finisce ancora una volta per coincidere con il valore universale che esprime. Riposta, nell’attesa di un tempo migliore, che possa meritarla.

TURISMO CELEBRATIVO
Speciale 200° Anniversario - Antonio Canova

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